Vivi Lo Sport, la società costituita nel 2002 per gestire le piscine di Borgo San Lorenzo affoga nei debiti. Non è purtroppo una battuta da avanspettacolo ma una vicenda importante che coinvolge la responsabilità delle Giunte passate e presenti.
Il Movimento 5 Stelle ha presentato una dettagliata interrogazione (che potete leggere su questo blog nella categoria “Vivi Lo Sport”) sulla vicenda della società mista pubblico privata (Comune di BSL 51%, UISP 49% che avrebbe dovuto svolgere funzioni di socio operativo) a cui nel 2002 fu affidata la gestione delle piscine comunali. A fronte delle perdite di esercizio (circa 100.000 euro al 23 luglio 2014, data della messa in liquidazione) i due soci hanno deciso appunto di porre in liquidazione la società affidando l’incarico di liquidatore al Dott Incagli.
Vale la pena di ricordare che la scelta di liquidare la società fu pubblicamente giustificata dal Sindaco Omoboni con la volontà di evitare il fallimento della stessa, cosa che dal nostro punto di vista sarebbe stata positiva in quanto, come si vedrà, avrebbe almeno determinato il congelamento dell’impegno dell’ente pubblico che invece può ancora crescere e permesso di accertare le responsabilità di una gestione fatta di sprechi, emolumenti per amministratori e sindaci assolutamente non giustificati dal volume di affari e soprattutto possibili conflitti di interesse fra la stessa VIVILOSPORT e la UISP.
Le cause del dissesto sono molte ma fra queste vale la pena di evidenziare il costo dei compensi per gli amministratori (circa 23.000 euro sono nel 2013) che erano evidentemente sproporzionati rispetto alle dimensioni della società e che hanno a lungo andare concorso a determinare il dissesto della società. Pesa sulle amministrazioni passate la responsabilità di una larghezza di manica che adesso ricadrà tutta sui cittadini.
Dalla risposta all’interrogazione, presentata al Sindaco ma alla quale ha dato risposta l’Assessore Claudio Boni, risultano molte informazioni che sono utili per determinare il dissesto economico che alla fine cadrà sui cittadini e per accertare responsabilità amministrative e politiche della vicenda.
Cominciamo con qualche numero: la situazione patrimoniale di VIVILOSPORT presenta una lunga serie di dati negativi:
- debiti totali per € 486.000
- debiti verso istituto di credito garantiti dal Comune: € 354.000
- garanzia fideiussoria rilasciata dal Comune: € 380.000
- sbilancio patrimoniale complessivo (“BUCO DI BILANCIO”): € 402.000
- svalutazione cespiti patrimoniali conseguenti alla liquidazione: da € 34.000 a € 11.000 (-23.000; -66,63%)
- valore delle rimanenza azzerato (- 11.814)
- crediti verso Gestfood (gruppo UISP) svalutati dell’80% (da € 22.000 a 4.400, – € 17.600)
- crediti netti verso UISP di circa 48.000 euro solo in marginale miglioramento dalla nomina del liquidatore.
Alcune domande meritano una risposta approfondita:
- Perché il valore delle immobilizzazioni materiali (impianti generici e specifici, attrezzature, arredamento, veicoli) è stato abbattuto ben del 66%? In linea di principio è giusto perché la liquidazione comporta un cambiamento dei criteri di valutazione, ma sulla base di quali parametri è stata decisa una svalutazione così radicale? E’ stata fatta una perizia? Si è proceduto a spanne?
- Oltretutto questi beni costituiscono un complesso aziendale funzionante, tanto che vengono utilizzati dalla UISP per la gestione attuale, per cui qual è il motivo per cui sono stati così svalorizzati? Non è una questione puramente formale perché in questo modo si abbatte il termine di riferimento per una cessione del ramo d’azienda al vincitore del futuro appalto di servizi (unico soggetto che può essere realmente interessato all’acquisto di beni così specifici) e si favorisce così un terzo a scapito dell’ente pubblico che dovrà farsi carico dei debiti residui da coprire.
- Perché il valore delle rimanenze è stato azzerato? Si sarebbe dovuto trattare di beni di facile realizzo e allora da cosa erano costituite? Forse non esistevano? O erano state sopravvalutate per occultare maggiori perdite (in entrambi i casi ne deriverebbe la falsità del bilancio in cui erano state inserite)? Se esistevano, cosa erano? Dove sono finite? Sono state eliminate dal liquidatore? Allora esiste un verbale in proposito? O sono state sottratte da ignoti nelle more dell’inventario di liquidazione? O sono state forse passate alla UISP senza pagare e questa le ha utilizzate per la sua gestione attuale? Una risposta sarebbe importante anche se in ogni caso aprirebbe altri problemi.
- Le immobilizzazioni materiali e soprattutto immateriali sono state regolarmente ammortizzate negli anni in relazione alla loro residua possibilità di utilizzazione come prescritto dall’art. 2426 codice civile? In caso di minori ammortamenti, infatti, ne deriverebbe la falsità dei bilanci pregressi e la responsabilità degli amministratori. Il dubbio è legittimo se si pensa che le immobilizzazioni materiali dopo 10 anni erano ammortizzate per meno della metà, lasciando ipotizzare un periodo di ammortamento di 23/24 anni a fronte, come parametro di riferimento, di una durata solo quindicennale della linea di credito che le ha permesse. Si tratta di un aspetto complesso ma fondamentale perché involve la responsabilità degli amministratori sotto diversi profili. Già queste violazioni di precise norme di legge in tema di valutazioni e di redazione del bilancio di esercizio possono costituire di per sé autonome fonti di danno risarcibile, oltre che di responsabilità penali. Basta pensare che le sopravvalutazioni dell’attivo e le sottovalutazioni del passivo integrano molto spesso, sotto il profilo penalistico, l’ipotesi del reato di false comunicazioni sociali o di fatti di bancarotta in caso di fallimento della società; e sotto il profilo civilistico, vere e proprie figure di responsabilità per danni, qualora la società venga assoggettata a tributi per utili in realtà non realizzati oppure i soci sottoscrivano aumenti di capitale indotti da bilanci falsamente ottimistici oppure banche e altri finanziatori concedano crediti indotti in errore sulle in realtà inesistenti capacità solutorie della società. Ma, oltre che rilevanza autonoma, tali violazioni ne hanno quasi sempre una strumentale ed indiretta, in quanto, occultando perdite che riducono grandemente o azzerano il capitale sociale, costituiscono la premessa per la violazione del preciso obbligo degli amministratori di convocare immediatamente l’assemblea, ai sensi dell’art. 2427, c.c., o per ricostruire il capitale perduto o per sensi dell’art. 2448, n. 4, c.c.. A sua volta la violazione dell’obbligo di convocare senza indugio l’assemblea per l’adozione dei provvedimenti di cui all’art. 2447, c.c., si accompagna, quasi sempre, alla violazione dell’altro obbligo specifico di non intraprendere nuove operazioni, previsto dall’art. 2449, 1° comma, c.c., essendo tutte collegate in funzione strumentale al fine di occultare le perdite.
- I fondi provenienti dagli ammortamenti sono coerenti con la dinamica del debito per scoperto di conto corrente?
- Perché il credito verso Gestfood/UISP è stato svalutato dell’80%? Sulla base di quali criteri? È stata fatta un’azione legale per il recupero ed eventuali azioni cautelari verso un cliente evidentemente considerato a rischio? Gestfood continua a gestire i servizi ristoro? Non è possibile rivalersi sugli incassi?
- Qual è il piano di rientro dei crediti verso la UISP, che costituiscono il grosso dell’attivo residuo di VIVILOSPORT? Perché sono stati rimborsati soltanto 5.000 euro in due mesi nonostante la gestione delle piscine, nel periodo estivo, fosse già stata assegnata alla UISP?
- VIVILOSPORT è comunque in stato di insolvenza perché i debiti sono superiori a quelli garantiti dal comune. Come si procederà: procedura concorsuale? Estensione garanzia fideiussoria? Accollo al comune per altra via? Accollo al nuovo gestore?
- Cosa sta succedendo adesso? Esiste un contratto di gestione delle piscine? Se sì, intercorre fra la UISP e chi? Il comune o VIVILOSPORT? Chi ha firmato il contratto con la UISP? È previsto un affitto per le piscine e per il ramo di azienda della VIVILOSPORT? Chi ha assunto i dipendenti? A chi vanno gli incassi?
- Quali criteri saranno adottati per una nuova gara d’appalto che consenta al comune di avere un ristoro dei danni subiti e dei nuovi investimenti?
Da un punto di vista politico, premesso che la responsabilità storica per la connivenza con una gestione così fallimentare ricade sulle precedenti giunte Bettarini (e soltanto il tempo farà emergere i danni provocati da quest’uomo), è chiaro che la giunta Omoboni non può considerarsi esente a sua volta da gravi responsabilità. La prima delle quali consiste nell’aver aperto frettolosamente una voragine di cui probabilmente non era consapevole né dell’esistenza né dell’entità (il che dimostra la totale incapacità della Giunta Omoboni, più volte denunciata, di rapportarsi ai temi economici) e per la quale non ha al momento alcuna idea risolutiva tanto che lo stesso Boni, a precisa domanda dell’interrogazione, risponde semplicemente che le soluzioni “sono alla fase di studio”: scommettiamo che la soluzione sarà un ulteriore aumento di tasse e tariffe il prossimo anno?
Ci sono tuttavia anche punti specifici su cui chiamiamo in causa la responsabilità politica della Giunta Omoboni.
- In primo luogo per quanto riguarda le affermazioni di Boni che risultano assolutorie e conniventi con gli amministratori della società in liquidazione riguardo alla gestione della linea di credito garantita dal comune. Risponde infatti Boni al quesito n. 5 che “la linea di credito è stata utilizzata nell’ambito dell’autonomia e discrezionalità degli amministratori. Del resto nente sarebbe cambiato in caso di mutuo” e “il socio, ancorchè garante del debito per fidejussione, non può comunque vincolarne l’uso”. L’affermazione dell’assessore Boni secondo cui non c’è differenza fra scoperto di conto corrente e mutuo è sbagliata: lo scoperto di conto corrente è una forma di finanziamento che, oltreché più onerosa nella generalità dei casi rispetto al mutuo, è flessibile nell’ammontare (per quanto ci interessa, fino a concorrenza della garanzia rilasciata dal Comune) a differenza del mutuo che ha un importo iniziale fisso che viene ridotto progressivamente attraverso il piano di ammortamento. Il mutuo sarebbe servito a finanziare solo i lavori di ristrutturazione mentre lo scoperto è stato utilizzato per finanziare anche l’attività corrente della società e soprattutto le perdite che ne sono derivate. La possibilità di attingere ad una fonte finanziaria facilmente disponibile ha consentito alla società di evitare i problemi di carenza di liquidità che si sarebbero verificati a seguito dell’accumularsi delle perdite nonché di consentire alla UISP una gestione “comoda” dei suoi debiti verso VIVILOSPORT come testimoniato dagli scambi epistolari intercorsi fra la società mista e l’ente sportivo pubblicati sulla stampa ed allegati ad altre interrogazioni presentate da altre forze politiche in consiglio comunale. In questo modo VIVILOSPORT ha potuto procedere oltre misura nella sua esistenza precaria riportando a nuovo le perdite ed evitando di portare all’attenzione dei soci i problemi finanziari che avrebbero imposto la necessità di una ricapitalizzazione condivisa. In definitiva questa soluzione non ha impedito alla società di andare in default ma ha addossato al comune fideiussore oneri maggiori di quelli corrispondenti alla sua quota sollevando corrispondentemente la UISP della sua quota. Ciò è testimoniato dal fatto che la perdita di 49.000 euro al 23/07/14 è stata chiaramente finanziata con il debito (garantito e non) in quanto eccedente il capitale sociale. Alla fine questi oneri cadono solo sul comune, garante legale di una parte del debito e “morale” (almeno secondo Boni) del residuo. Sull’amministrazione comunale, nella doppia veste di socio e fideiussore, grava la responsabilità politica ed economica di non avere vigilato sulla gestione e sull’uso dei fondi provenienti da debiti formalmente privati ma di fatto garantiti dall’ente pubblico, addossandone in definitiva gli oneri sui cittadini.
- L’estensione della precedente risposta di Boni anche al quesito n. 6, che chiedeva come l’amministrazione intendesse tutelarsi a fronte dell’utilizzo della linea di credito garantita per il pagamento di debiti non garantiti, con cui di fatto dichiara che la corrente amministrazione Omoboni non intende attivarsi in alcun modo per mitigare il danno per le casse comunali e, in definitiva, per la cittadinanza è di una gravità assoluta perché significa che questa amministrazione assume un atteggiamento pilatesco e connivente con lo spreco di denaro pubblico visto che ammette di poter continuare a garantire ad libitum i debiti privati e quindi di accettare la prassi perversa dell’uso di denaro, formalmente privato ma di fatto pubblico, per usi privati. Quali sono le indicazioni date al liquidatore riguardo all’uso della linea di credito garantita dal Comune? È in animo dell’Amministrazione Comunale aumentare l’importo della garanzia o farsi comunque carico dei debiti residui? È chiaro che a questo punto la soluzione del fallimento o comunque di una procedura concorsuale sarebbe quella più appropriata perché per lo meno congelerebbe il debito del comune evitando un peggioramento della situazione.
- In definitiva le risposte di Boni alle domande 5 e 6 evidenziano come i soldi siano stati dati a persone incapaci, come nessuno abbia vigilato o si sia preoccupato di chiederne il conto nonostante i bilanci pessimi e alla fine valga il proverbio “Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato”: peccato che a dare siano sempre i cittadini e a beneficiare amministratori incapaci ed il socio d’opera che in questo modo viene sollevato dall’onere delle perdite di fatto accollate al Comune tramite la fidejussione e potrà beneficiare, come visto sopra, dello collasso patrimoniale di VIVILOSPORT qualora vincesse la gara per la gestione delle piscine.
- Ancora più fuorviante la risposta data da Boni alla domanda concernente i motivi del mancato ricorso ad una procedura concorsuale che avrebbe il vantaggio di evitare possibili incrementi dell’impegno finanziario del Comune verso VIVI LO SPORT e di favorire, attraverso l’intervento giudiziario, l’accertamento di eventuali irregolarità nella gestione di un patrimonio pubblico e di eventuali profili di responsabilità, senza con ciò influire sulla disponibilità delle piscine dato che le stesse sono di proprietà del Comune e non della società in dissesto. In effetti emerge subito la contraddizione fra le risposte date ai quesiti 5 e 6 (VIVILOSPORT è un ente privato su cui il Comune nulla poteva e può) e quella data al punto 10 che postula invece una responsabilità “etica” del Comune per pagare tutti i debiti fatti dalla società insolvente. In breve, il comune considera affari privati l’uso discrezionale di linee di credito garantite dall’ente ma poi considera la VIVILOSPORT parte della sfera pubblica quando si tratta di pagare i debiti non garantiti dalla fidejussione: c’è un’evidente contraddizione che porta alla fine alla conclusione per cui, bene o male, paga sempre il cittadino e nessuno risponde per i danni. A differenza di quanto afferma Boni, la chiusura degli impianti ed il licenziamento dei dipendenti non sarebbero avvenuti perché il comune o la UISP avrebbero potuto preliminarmente prendere in affitto il ramo di impresa di VIVILOSPORT per garantire la continuità gestionale, salve le successive decisioni del curatore, come previsto dalla legge e come avviene sempre in pratica in casi simili. Si suppone anzi che ciò sia già avvenuto visto che la gestione delle piscine è stata affidata alla UISP fino a fine anno e quindi si presume che azienda e dipendenti siano in qualche modo ad essa passati. A questo punto si tratta anche di capire a quale titolo la UISP utilizza i beni della VIVILOSPORT e se per essi paga un canone. Al contempo capire chi ha assunto e paga i dipendenti: UISP? VIVILOSPORT? In questo secondo caso sono previste forme di rimborso? Il fallimento o almeno il concordato avrebbero congelato l’esposizione del comune che invece alla luce delle precedenti dichiarazioni può ancora lievitare. L’escussione sarebbe stata immediata ma tanto si tratta soltanto di procrastinare di un esercizio il problema che comunque c’è. Si sarebbe fatta chiarezza sulle responsabilità degli amministratori ed applicato il principio, questo sì davvero “etico e che il comune dovrebbe apprezzare, per cui chi sbaglia, se sbaglia, paga, tenuto conto che le procedure concorsuali sono solo un modo strutturato di dare luogo ad una liquidazione ordinata del patrimonio e solo eventualmente danno luogo a responsabilità penali. Oltretutto la richiesta di concordato avrebbe in prima battuta escluso l’applicazione di norme penali.
- Boni afferma anche che non risultano allo stato elementi che giustifichino l’attivazione dell’azione di responsabilità verso gli amministratori ex artt. 2393 ss. Codice Civile a tutela dei propri interessi pregiudicati dalla malagestione degli stessi; strano che un buco di 402.000 euro non faccia venire il dubbio di responsabilità degli amministratori e non induca ad indagini in tal senso. Tanto più che sono evidenti i dubbi sul corretto ammortamento delle immobilizzazioni mentre sussistono forti dubbi anche per un possibile conflitto di interessi fra VIVILOSPORT e UISP riguardo la gestione di alcuni slot orari delle piscine concessi alla UISP che li ha utilizzati per proprio conto. In effetti la gestione pluridecennale della società presenta zone d’ombra di notevole importanza relative alla presenza di cospicue operazione compiute fra soggetti in conflitto di interessi, tecnicamente definiti “parti correlate”, e segnatamente fra la VIVI LO SPORT e la UISP. Il conflitto di interessi consiste nel fatto che quest’ultima si è configurata ad un tempo come socio della VIVI LO SPORT e come acquirente da quest’ultima di spazi giornalieri ed orari di disponibilità delle piscine gestiti in proprio tanto che solo nell’ultimo esercizio tali operazioni hanno avuto un importo di € 103.747 pari al 26,01% del fatturato di VIVI LO SPORT: è evidente che si tratta di fatti di rilevante entità ai fini della redditività della società partecipata dal COMUNE DI BORGO SAN LORENZO. E’ presumibile che la UISP abbia utilizzato tali concessioni allo scopo di conseguire per proprio conto utili che altrimenti sarebbero stati di competenza di VIVI LO SPORT con ciò aggravando il dissesto societario in quanto non è all’apparenza comprensibile il motivo per cui gli amministratori della VIVI LO SPORT abbiano avviato e successivamente continuato tale prassi dato che la gestione dell’attività natatoria, lungi dall’essere un’attività collaterale, era indiscutibilmente parte essenziale dell’oggetto sociale della società amministrata. VIVI LO SPORT risultava in ogni caso priva di qualsiasi policy per la gestione delle operazioni con soggetti in conflitto di interesse e conseguentemente è da imputarsi agli amministratori che hanno attuato tali operazioni una responsabilità verso la società amministrata, i soci ed i creditori per le perdite sostenute o i mancati introiti.
- In capo agli amministratori sussiste anche la responsabilità per non avere adeguatamente vigilato sul regolare adempimento delle obbligazioni assunte dalla UISP verso VIVI LO SPORT e segnatamente sui ripetuti e prolungati ritardi di pagamento delle fatture, circostanza ampiamente documentata anche da ex presidenti della società e dagli stessi considerata come concausa del dissesto societario. A maggior ragione tale inadempimento è rilevante dato che, con riferimento al 31/12/2013, il credito di Vivi Lo Sport verso la UISP e società da questa controllate ammontava a € 60.223, pari a circa il 51% dei crediti totali della società. Appare evidente un quadro complessivo di malagestione della società da parte degli amministratori con evidente spregio e pregiudizio del patrimonio pubblico.
- l’Amministrazione Comunale attuale non intende neppure esprimere una censura politica sulle scelte compiute da quella precedente riguardo alla scelta degli amministratori di VIVI LO SPORT ed alla determinazione dei compensi; allora smettiamo di parlare di “nuovo inizio”, perché senza cesure politiche si rimane in un clima di continuità e connivenza con pratiche del passato.
- Resta infine da affrontare il capitolo della gestione futura delle piscine: l’accordo con la UISP scade infatti alla fine del 2014 e Omoboni ha promesso che verrà fatta una gara pubblica. Data la situazione, sarebbe bene che venisse scelta una “procedura aperta” che dà le massime garanzie di trasparenza, pubblicità e possibilità di partecipazione, evitando le procedure capziose ed oscure che (Pianvallico insegna) possono dare luogo a scelte antieconomiche per il Comune. I maggiori costi saranno compensati dalla lunghezza dell’appalto che per forza di cose dovrà essere tale da consentire l’ammortamento dei costi pregressi e dei nuovi investimenti necessari per la ristrutturazione del complesso sportivo. Sarà da valutare attentamente il ritorno economico per il comune per cercare almeno di attenuare il danno che nei prossimi anni si manifesterà per le casse comunali. Infine da valutare attentamente il possibile ruolo, in una gara d’appalto, per la UISP in relazione al suo ruolo operativo all’interno di Vivi Lo Sport.
Infine le nostre posizioni. In estate, esploso il caso, avevamo proposto di seguire un strada diversa per Vivilosport: azzerare il capitale, escludere la UISP, ricapitalizzarla con una somma di dimensioni sicuramente inferiori a quelle di cui si parla adesso a carico del Comune, affidare la direzione ad un elemento di fiducia del Comune (avevamo ipotizzato il Dr. Giannelli) e riavviare la società su un percorso virtuoso corrispondente a quello per cui era nata. Risultato? Omoboni manco ci ha ricevuti. Allora abbiamo proposto di farla fallire, almeno il debito del Comune sarebbe stato definito e si sarebbero accertate le responsabilità, per una volta chi ha sbagliato avrebbe pagato. Anche questa ipotesi esclusa da una Giunta che evidentemente spera che il tempo e l’oblio permettano di insabbiare una vicenda che ha dimensioni e caratteristiche per diventare un vero scandalo.
Un’Amministrazione Comunale che, incompetente come sempre, con una decisione frettolosa ha aperto una voragine ed adesso non solo non sa come fare a ricoprirla ma nemmeno ha il coraggio di esprimere un’opinione sui comportamenti di politici e amministratori ed impegnarsi a fare chiarezza su questo crac: un bell’esempio di assoluta continuità con il passato che tradisce lo spirito e gli impegni di un “nuovo inizio” con cui Omoboni si è presentato alle elezioni. Se davvero vuole dare un segnale di novità, questa è l’occasione giusta, il resto sono solo chiacchiere da convegno e patetici selfie. Altrimenti dovremo rinunciare ad ogni ulteriore speranza e cominciare a considerare Omoboni come la foglia di fico di un PD borghigiano che, diviso e allo sbando al suo interno, ha invece ben chiari interessi, soggetti e scheletri negli armadi da continuare a coprire.